Psicologa Psicoterapeuta 
COSA NON FARE: se vuoi davvero uscire dalla dipendenza.
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COSA NON FARE: se vuoi davvero uscire dalla dipendenza.

COSA NON FARE: se vuoi davvero uscire dalla dipendenza.


Vuoi uscire dalla dipendenza? Per partire nel modo giusto, innanzitutto, ci sono alcune cose che NON si devono fare.

Non esiste una magia o una scorciatoia.

Entrare in una dipendenza è velocissimo, uscirne è lentissimo.


In questo articolo non parleremo delle strategie per uscire da una dipendenza. Ritengo molto importante, prima di tutto, sapere cosa NON si deve fare o NON si deve pensare per uscire veramente dalla dipendenza patologica.

Perché quando finalmente arriva la consapevolezza di dover affrontare il problema, si vorrebbe velocemente e magicamente risolvere tutto. Purtroppo non funziona affatto così. Non smetterò mai di ripetere che entrare nel meccanismo della dipendenza è velocissimo, ma uscirne è un cammino molto lungo.

Quindi, quali errori è bene non fare?

Innanzitutto non bisogna credere di trovare la soluzione al problema su Google. Deve essere chiaro che qui si sta parlando di situazioni a rischio di patologie molto gravi, spesso invalidanti, e talvolta mortali o, comunque, in grado di peggiorare gravemente la qualità della vita di chi le contrae e di chi gli vive vicino. Diagnosticare una dipendenza e poi affrontarla non è semplice e non è nemmeno facile trovare il percorso di cura migliore, anche per i professionisti più preparati.
Quindi no, non digitiamo su Google “tecniche per uscire dalla dipendenza”, o meglio, facciamola una ricerca, ma solo per trovare un aiuto vero, un professionista, un centro di cura, un serD. Non illudiamoci di scovare i 10 comandamenti per farcela da soli. Non esistono.

In secondo luogo non illudiamoci che esista una pillola miracolosa, ovvero un farmaco che risolve la dipendenza. Il discorso terapie farmacologiche è molto sfaccettato e complesso e vorrei togliere la fantasia e, purtroppo anche la speranza, che esista una medicina che cancella dalla mente ciò da cui si dipende, oppure che lo sostituisca in ogni sua parte, forse togliendone solo gli aspetti negativi.

Per liberarsi definitivamente dalla dipendenza non si possono usare trucchetti o scorciatoie, bisogna alzarsi le maniche e affrontare il nemico combattendo.

Come per Google o per la pillola magica, allo stesso modo non bisogna pensare che esista un guru che possa salvare la vita. Certo, un professionista preparato, o un centro di cura specializzato sono fondamentali, ma non sono sufficienti. L’attore principale del cambiamento è la stessa persona che si è impantanata nella dipendenza.

Ho molta fiducia nella natura umana e nella sua capacità di recupero, e ho sempre visto che quando c’è la volontà di cambiare, con a fianco il sostegno giusto, la vita può prendere una piega diversa. Non è quindi il guru che fa la magia, ma è il paziente che, illuminato dal guru, agisce la guarigione.

Altra illusione nella quale è meglio non cascare è quella di pensare che nel giro di qualche seduta ci si possa levare di torno il problema. Ci sono pazienti che hanno un immediato sollievo nelle prime fasi della terapia, che si sentono alleggeriti, liberi, onesti con se stessi e con gli altri dopo un lungo periodo di menzogne faticose, che ritornano padroni della propria quotidianità e delle relazioni come se l’incubo fosse finito. E tutto questo è reale. E’ come quando abbiamo mal di denti e l’analgesico interrompe quel dolore martellante che non ci permetteva di concentrarci su nulla. E’ un sollievo. Ma l’analgesico non ha curato quel dente, ha solo tolto il dolore. La ragione di quella sofferenza è ancora lì e ha bisogno di tempo per essere estirpata completamente. La stessa cosa succede nel momento in cui si inizia il percorso di cura, ci si disintossica dal comportamento dipendente, ci si sente limpidi agli occhi degli altri. E tutto questo funziona! Il mondo è più bello e le persone sono più gentili. Ma sappiamo benissimo che la vita vera non è così a lungo. I problemi arrivano, le difficoltà, le sofferenze e la stanchezza bussano alla porta. Ed è lì, in quegli istanti di fragilità, che se non ci si conosce ancora bene e non ci si è fortificati a sufficienza, la vocina del richiamo della dipendenza inizia a tamburellare nella mente. L’essere stati forti e bene per un periodo di tempo, fa dire “ma sì dai, solo una volta… in fondo ho visto che posso stare bene anche senza”. E la ricaduta è già cominciata. E il meccanismo in un attimo ritorna come quando lo abbiamo lasciato. E risollevarsi dopo è ancora più straziante.

Quindi no, non basta qualche appuntamento dallo psicologo e qualche settimana o pochi mesi di astinenza per aver sconfitto il nemico. Perché il nemico si mette bravo bravo in un nascondiglio, ma se non è distrutto completamente poi riattacca.

Rimanendo in tema, un altro errore da non fare, è pensare che la guarigione sia un percorso lineare. No. Non è una linea continua che porta da A (dipendente) a B (libero e felice). E’ più un sali scendi di successi e fallimenti. Ma non vuol dire che anche nei momenti di sconfitta, non si stia lottando o non si stiano comunque imparando nuove cose e raccogliendo nuove armi.

Hai mai provato ad andare sui pattini a rotelle? La prima volta hai fatto tutto il giro della pista ai 50 all’ora sentendoti a tuo agio e sicuro come quando cammini sulla terra ferma? Non credo. Si va piano, si cade, si riprova, si cerca un maestro, ci si appassiona e poi si molla arrabbiati, per ricominciare dopo poco e trovare poi la giusta andatura.

In conclusione, non risolvono un problema di dipendenza Google, una pillola magica, un guru, 5 sedute di psicoterapia, o due mesi in cui la vita è perfetta.

La dipendenza va guardata in faccia, nei suoi tanti volti, e ci si deve equipaggiare per un lungo viaggio in cui la si conosce, al fine di evitarla.

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