TANTO IO LO CONTROLLO: l’illusione di gestire il comportamento dipendente.
Sei tu che controlli la tua dipendenza o e lei che controlla te? Il dubbio è già la risposta…
Chi ha una dipendenza patologica, di qualunque genere essa sia (droghe, alcol, farmaci, sesso compulsivo, gioco d’azzardo, internet) per un lungo periodo di tempo non lo sa, non se ne rende conto.
Mi spiego meglio: un comportamento che innesca dipendenza è ovvio che provochi una qualche forma di piacere. E l’uomo è biologicamente programmato verso la ricerca e la ripetizione del piacere. Quindi cosa succede? Accade che pur di rivivere, ripetere, riprovare quel benessere, a volte veramente appagante come poche cose nella vita, si rimane inchiodati solo ed esclusivamente alla ricerca di quel piacere distaccandosi completamente dalla consapevolezza delle proprie azioni e dalle loro conseguenze. Si è quindi convinti di avere la situazione sotto controllo e di seguire nei propri comportamenti semplicemente l’istinto, le circostanze o, comunque, qualcosa che fa parte dello stile di vita scelto in quel momento.
In realtà non ci si vuole rendere conto di aver perso le priorità: è la dipendenza che vince su tutto, e la vita ruota intorno ad essa. E per mantenerla, bella florida e madre di tanto piacere, ci si dice “tanto io mi controllo”. Mentre agli occhi degli altri, è chiaro che è la dipendenza a controllare te.
Penso che uno degli obbiettivi principali di una psicoterapia sia riportare la persona verso la sua libertà. Finchè c’è una coazione a ripetere che domina ogni comportamento o situazione, non si è affatto liberi. Bensì si è schiavi, si è sottomessi a qualcosa di dominante.
Quando ci si deve curare da una dipendenza è fondamentale entrare nell’ottica che quella sostanza, quel comportamento, quel pensiero ossessivo non è in realtà controllabile come si crede.
E in fondo pensiamoci bene, se davvero ci si controllasse, non ci sarebbe una dipendenza.
Facciamo un esempio…
Un paziente cocainomane, finchè non è giunto all’apice della dipendenza, ovvero finchè non avrà ancora toccato il fondo, sarà per un lungo periodo convinto di poter gestire la cocaina. Se però si interrogano le persone a lui vicine, il mantenimento di questo controllo non sembrerà confermato. L’uso vince su tutto e si ripete nonostante ci si riprometta di stare astinenti.
Qualche esempio?
La gestione del denaro è andata in tilt: le cifre spese per la sostanza o per serate che la coinvolgono sono sempre maggiori. Qualcuno arriva a chiedere prestiti o persino a fare debiti con una facilità che in passato non era nemmeno da considerarsi. Quante persone ho sentito dire, con il senno di poi: “se non avessi speso tanti soldi in droga, ora avrei una Porsche parcheggiata sotto casa”, oppure “ma come facevo a tirare fuori tutti quei soldi che ora arrivo a stento a fine mese? Ah sì, in un modo facevo: prendevo multe e non le pagavo… e le tasse? Nemmeno esistevano per me” e così via.
Anche la gestione del tempo cambia: o si è sempre più fuori casa, si sparisce per notti intere o anche per diversi giorni, oppure, al contrario, ci si chiude nel proprio appartamento lontani da tutti, non presentandosi a lavoro e non rispondendo ad un telefono incandescente per le chiamate di amici e parenti che disperati cerano delle risposte. E tutto ciò è perché l’uso diventa sempre più pervasivo, mentre la mente è convinta di tenerlo sotto controllo.
E cosa succede alle amicizie? Gli amici, quelli sani, sentono sempre più spesso rifiutare i loro inviti a incontrarsi. E certo, passare una serata in compagnia della cocaina è più accattivante di ogni altra cosa, o persona.
I migliori amici diventano, invece, la solitudine in certi casi o i “compagni di merende” in altri.
Aprirei poi una breve parentesi anche su come si diventa bravi a raccontarsi e a raccontare i cosiddetti “vantaggi” della sostanza della quale si è innamorati. Pensiamo ai fumatori di sigarette, che sì, pur ammettendo alcuni dei danni a cui vanno incontro, allo stesso tempo li minimizzano e si crogiolano in quello che per loro è l’ineguagliabile piacere di una sigaretta in compagnia, che ovviamente “aiuta a socializzare”, oppure di quanto non sia così strano o pesante uscire alle tre di notte, in inverno, per comprare quel pacchetto pur di non rimanere senza poter fare qualche altro tiro.
E per non parlare di chi ha una dipendenza da cannabinoidi, che quasi sicuramente diventa un esperto in materia dei vantaggi e dei benefici della canapa, un teorico di botanica delle coltivazioni e un medico professionista della terapia del dolore, non riuscendo però, se si mette alla prova, a rimanere senza fumo nemmeno per una sera.
Questi sono solo alcuni esempi di come una dipendenza diventi pervasiva nella vita e soprattutto di come ne acquisisca il controllo, facendo perdere di vista una lunga serie di azioni o relazioni che in realtà sarebbero prioritarie.
Quasi sempre ci va un lungo lavoro per smascherare quella che è solo l’illusione di controllo. Chi è vicino alla persona dipendente, se prova a evidenziare la ormai totale perdita del controllo, viene rabbiosamente respinto, o deriso. Le mogli stanche e disperate che elencano tutte le prove della ormai chiara assenza di giudizio dei mariti, vengono accusate di una visione esagerata della situazione. I genitori che mostrano ai figli il crollo nel rendimento scolastico e le continue richieste di denaro, vengono mandati a quel paese da ragazzi che li mettono a tacere con “tanto tu che ne sai, boomer”. I datori di lavoro si trovano a dover gestire ripetute assenze ingiustificate o mutue ricorrenti e si pongono mille interrogativi di fronte a storie mirabolanti che dovrebbero scusare le mancanze e non far perdere il posto.
Naturalmente tutto ciò di cui ho parlato fino ad ora riguarda situazioni nelle quali è presente una dipendenza alla quale dobbiamo affiancare, per forza, la parola “patologica”: una dipendenza che quindi è diventata per sua stessa gravità intrinsecamente e inesorabilmente incontrollabile. E a mantenerne l’incontrollabilità è quella stessa patologicità.
Quindi… quando sentite voi stessi dire: “tanto mi controllo” è bene che vi arrivi, tagliente come la lama di un coltello, l’inesorabile dubbio che in realtà siate già dentro la perdita di controllo…
Puoi Ascoltarlo anche in podcast

- Ep. #7 CURA 4.0: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LA REALTA’ VIRTUALE NEL TRATTAMENTO DELLE DIPENDENZE PATOLOGICHE.
- Ep. #6 LA DIPENDENZA AFFETTIVA: AMMALARSI DI UN TORMENTO.
- Ep. #5 IL CRAVING: VINCE LUI O VINCI TU?
- Ep. #4 TANTO IO LO CONTROLLO: l’illusione di gestire il comportamento dipendente.
- Ep. #3 COSA NON FARE: se vuoi davvero uscire dalla dipendenza.
- Ep. #2 LE TRAPPOLE: smetto quando voglio, questa è l’ultima volta, ce la posso fare da solo.
- Ep. #1 CURARE LA DIPENDENZA: una premessa ed una promessa.